|
|
|
|
|
|
|
|
|
Jack Folla. Lettere dal silenzio | 1ª ed.
|
|
diDiego Cugia
|
|
|
|
|
Casa
Editrice |
|
Mondadori
|
|
EAN |
|
8804524553 |
|
Sezione |
|
Romanzi italiani |
|
Prezzo |
|
€ 15.00 |
|
|
|
|
Nell'Italia di oggi c'è chi ha fatto del suo esilio un regno. Jack Folla, ospite sgradito al banchetto delle opinioni televisive di Stato, rientra dalla finestra più segreta, mittente e destinatario delle proprie lettere dal silenzio, eterno fuoriposto in patria, in fuga dagli altri e da se stesso, forse proprio per questo espressione del pensiero clandestino di tutti. L'evaso da 'Alcatraz' non ha più né tempo né voglia di apparire virtuale. Ormai Jack è lo straniero, incarna una categoria dell'anima, ha capito che non si può essere davvero liberi senza essere un altro.
Da un bambino intrappolato nel suo game boy, al vizio del salutismo di Stato, dalla masturbazione indicibile oppio di un popolo, alla domanda sulla pubblicità più invasiva e segreta di tutte: "siete giornalisti o marchettari?", questo epistolario si legge come il romanzo autobiografico di un Paese in fortissima crisi, l'unica opinione in grado di mettere d'accordo sia la destra che la sinistra, restando sullo stomaco a entrambe.
Le lettere del nostro alter ego non omologato e non arreso, spedite dai sotterranei della capitale, attraversano i giorni più grigi dell'attualità, spazzando via i sorrisi compiaciuti dei talk show, le retoriche politicamente corrette e le ovvietà intelligenti degli opinionisti primi della classe. Ruvido e spiazzante più di ieri, Jack fa del proprio isolamento un'arma che colpisce ed emoziona soprattutto quando con la sua voce scritta diventa antipatico e irriverente; quando destabilizza invece di rassicurare; quando punta il dito contro se stesso: una garanzia di autenticità oggi sempre più rara. In un Paese immobilizzato dagli applausi scroscianti a chi è Pro e chi Contro, Jack irrompe con anarchia appassionata, pagando di persona, evadendo anche dalla prigione del dissenso, pur di offrire ai suoi lettori una via di fuga. Perché le sessanta lettere che ci ha fatto pervenire dal suo e dal nostro silenzio, si possono riassumere nel telegramma dell'ultima riga: "Le paure si contano da soli. Le speranze in due."
|
|
|
| |
|
|
|
|