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Il male è nelle cose | 1ª ed.
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diMaurizio Cucchi
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Casa
Editrice |
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Mondadori
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EAN |
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8804535717 |
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Sezione |
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Romanzi contemporanei |
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Prezzo |
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€ 16.00 |
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"Che razza di pensieri, che razza di tentazioni mi passano per la testa?!" si domanda Pietro, il protagonista di questo romanzo, distraendosi mentre legge "Il cappotto" di Gogol. Per aggiungere, subito dopo: "... sono qui a dannarmi l'anima e non è successo niente, proprio niente: tutto nella mia testa". Può essere che la smania, il subbuglio interiore, la vertigine che, prima sottilmente, in maniera appena fastidiosa, e poi con un'accelerazione drammatica inarrestabile, scuotono la vita quotidiana di Pietro siano tutti nella sua testa, certo è che le conseguenze presto cominciano a manifestarsi anche all'esterno, e creano nella sua ragazza, nei suoi amici, in tutti coloro che con lui vengono a contatto, stupore, inquietudine, sgomento. Il bisogno che in alcuni momenti afferra Pietro e lo costringe a dire ciò che pensa, accentuandone la sgradevolezza, a compiere gesti apparentemente assurdi, senza il consueto filtro dell'educazione, delle convenzioni, del grigio quieto vivere o della pura e semplice ragione, non può non avere una deriva tragica. Maurizio Cucchi racconta il passaggio da un sentimento di solidale pietà nei confronti della condizione umana più autentica e indifesa, più nobilmente inerme, alla crudeltà e al delirio dell'aggressione. Quella di Pietro si può forse definire come una sorta di pietà crudele. Romanzo al tempo stesso filosofico e realistico, condotto con estrema lucidità teorica e con assoluta concretezza, "Il male è nelle cose" rappresenta una situazione della psiche che sta sul sottilissimo confine tra follia e normalità.
Il testo ha una storia molto singolare: Cucchi lo concepì e lo scrisse addirittura alla metà degli anni Sessanta, e la pagina conserva una sua aura esistenzialista, la suggestione dell'"atto gratuito", l'influenza di Dostoevskij e di Camus, ma il tempo trascorso e la recentissima, ampia revisione, che ha determinato una scrittura molto veloce e incisiva, spesso tagliente, hanno adeguato, in maniera misteriosa, sorprendente, il romanzo allo spirito del nostro tempo. È come se alcuni grandi temi, abissali eppure quotidiani, cari alla memoria di ogni lettore, alla coscienza tormentata di ogni giovane, vicini all'esperienza di ogni uomo, si ripresentassero a dire di non metterci l'anima in pace, perché la stagione dell'inquietudine non è finita, non può finire mai.
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